We look at the cinema as a unique and powerful tool to explore the world around us. Movies not only entertain us, they importantly can expand our horizons, leading us on a journey that stimulates curiosity and controversy and make us confront with our deepest emotions. Films reflect the beauty and complexity of our lives.
Il Venerable W. - 2019

La scheda

La storia

Trailer

Recensioni

© Satine Film Distribuzione 2024
Il Venerable W. - 2019
Regia: 
Barbet Schroeder
Presentato fuori concorso al 60° Festival di Cannes, Patrocinato da Amnesty International, Il Venerabile W. è un documento doloroso e importante che ritrae una delle figure più sconvolgenti dell’ epoca contemporanea, Il monaco buddhista birmano Wirathu. Mettendo insieme materiale filmato di propria mano con imagini d’ archivio, il candidato Oscar Barbet Schroeder porta a conclusione la sua ideale trilogia del male iniziata nel 1974 con il ritratto del dittatore ugandese Idi Amin Dada, e proseguita nel 2007 con L’avvocato del terrore, sul controverso Jacques Vergès, dimostrando, con Il Venerabile W. quanto pronta e repentina possa scattare la scintilla dell’odio anche quando il terreno in cui scaturisce viene considerato un terreno di pace e di preghiera per antonomasia. “La domanda, dopo ogni genocidio, crimine contro l’ umanità, pulizia etnica, è sempre la stessa: come è potuto accadere? Per quanto riguarda i Rohingya in questo film c’ è la risposta” Riccardo Noury Portavoce
Amnesty International Italia
In Birmania, il "Venerabile Wirathu" è un monaco buddhista altamente rispettato e influente. Incontrarlo equivale a viaggiare nel cuore del razzismo quotidiano e osservare come l'islamofobia e l'incitamento all'odio portino alla violenza e alla distruzione. Eppure, questo è un Paese dove il 90% della popolazione ha adottato il Buddhismo come fede: una “religione” che fonda la propria essenza su un modo di vivere pacifico, tollerante e non violento. Il Venerabile W. è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: “Con uno sguardo che si tiene laterale per mettere ancora più in mostra la stortura del pensiero del suo protagonista, il monaco birmano islamofobico Ashin Wirathu, Barbet Schroeder firma una regia attonita eppur rigorosa, in un’ opera che ragiona sulla politica religiosa, sul pensiero che si auto definisce “superiore” e sul primato della materia belluina rispetto all’ evaporazione della “fede”.
Barbet Schroeder, sia nei film di finzione, sia nei documentari, è sempre riuscito a mettere in luce i lati oscuri del comportamento umano. La violenza che Wirathu emana è terrificante. The New York Times 
Il Venerabile W. non discute l’ esistenza del male in quanto tale, ma certamente sostiene che l’ ignoranza, l’ arroganza, la religione dogmatica e la paura sono i suoi elementi costitutivi. Questo è un film cupo, pessimista ma necessario. The Guardian Ci ricorda che ogni dottrina religiosa, anche la più pacifista, se male interpretata può essere utilizzata a fini distruttivi. Hollywood Reporter L’ autore segue un filo rosso che sanguina da solo, non punta il dito e indugia in modo sconcertante sulla parte umana dei mostri; il brivido della rivolta è solo più forte Libération
 Il regista lascia che il soggetto si definisca da solo, sta allo spettatore trarne delle lezioni etiche o politiche. Più che un riratto è come un diagramma della meccanica del male in azione. E questa dissezione è così precisa, così argomentata da assumere una portata universale. Le Monde
© Satine Film Distribuzione 2024
Il Venerable W. - 2019

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Regia:
Barbet Schroeder

 

Presentato fuori concorso al 60° Festival di Cannes, Patrocinato da Amnesty International, Il Venerabile W. è un documento doloroso e importante che ritrae una delle figure più sconvolgenti dell’ epoca contemporanea, Il monaco buddhista birmano Wirathu. Mettendo insieme materiale filmato di propria mano con imagini d’ archivio, il candidato Oscar Barbet Schroeder porta a conclusione la sua ideale trilogia del male iniziata nel 1974 con il ritratto del dittatore ugandese Idi Amin Dada, e proseguita nel 2007 con L’avvocato del terrore, sul controverso Jacques Vergès, dimostrando, con Il Venerabile W. quanto pronta e repentina possa scattare la scintilla dell’odio anche quando il terreno in cui scaturisce viene considerato un terreno di pace e di preghiera per antonomasia. “La domanda, dopo ogni genocidio, crimine contro l’ umanità, pulizia etnica, è sempre la stessa: come è potuto accadere? Per quanto riguarda i Rohingya in questo film c’ è la risposta” Riccardo Noury Portavoce
Amnesty International Italia
In Birmania, il "Venerabile Wirathu" è un monaco buddhista altamente rispettato e influente. Incontrarlo equivale a viaggiare nel cuore del razzismo quotidiano e osservare come l'islamofobia e l'incitamento all'odio portino alla violenza e alla distruzione. Eppure, questo è un Paese dove il 90% della popolazione ha adottato il Buddhismo come fede: una “religione” che fonda la propria essenza su un modo di vivere pacifico, tollerante e non violento. Il Venerabile W. è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: “Con uno sguardo che si tiene laterale per mettere ancora più in mostra la stortura del pensiero del suo protagonista, il monaco birmano islamofobico Ashin Wirathu, Barbet Schroeder firma una regia attonita eppur rigorosa, in un’ opera che ragiona sulla politica religiosa, sul pensiero che si auto definisce “superiore” e sul primato della materia belluina rispetto all’ evaporazione della “fede”.
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Barbet Schroeder, sia nei film di finzione, sia nei documentari, è sempre riuscito a mettere in luce i lati oscuri del comportamento umano. La violenza che Wirathu emana è terrificante. The New York Times 
Il Venerabile W. non discute l’ esistenza del male in quanto tale, ma certamente sostiene che l’ ignoranza, l’ arroganza, la religione dogmatica e la paura sono i suoi elementi costitutivi. Questo è un film cupo, pessimista ma necessario. The Guardian Ci ricorda che ogni dottrina religiosa, anche la più pacifista, se male interpretata può essere utilizzata a fini distruttivi. Hollywood Reporter L’ autore segue un filo rosso che sanguina da solo, non punta il dito e indugia in modo sconcertante sulla parte umana dei mostri; il brivido della rivolta è solo più forte Libération
 Il regista lascia che il soggetto si definisca da solo, sta allo spettatore trarne delle lezioni etiche o politiche. Più che un riratto è come un diagramma della meccanica del male in azione. E questa dissezione è così precisa, così argomentata da assumere una portata universale. Le Monde
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